Basterebbe una migliore gestione dell’acqua…

Il naturale ciclo dell’acqua prevede che questa riscenda sulla terra tramite la pioggia, venga poi assorbita e convogliata nelle sorgenti e nelle falde acquifere sotterranee. Da qui viene quindi prelevata, incanalata in apposite strutture, filtrata, sanificata con sostanze (cloro) e mezzi meccanici per essere fruibile da parte dei cittadini.

Grazie alla sua conformazione geografica l’Italia ha la fortuna di avere a disposizione grandi riserve d’ acqua ma gli italiani sono tra i primi consumatori al mondo di acqua minerale in bottiglia… Perchè?

Purtroppo una ragione di questa tendenza è la dimostrata cattiva gestione di alcuni acquedotti (basti pensare ai recenti scandali in Calabria, Abruzzo, Lazio dove l’acqua distribuita conteneva arsenico o solventi clorurati). Anche l’inquinamento che affligge le falde acquifere di molte regioni induce a rivolgersi al mercato dell’acqua imbottigliata.

Leggendo però questi fatti da un altro punto di vista e risalendo alle cause, è evidente come sia sempre più necessaria una legge che renda accessibili ai cittadini i dati dell’acqua potabile con conseguente impegno da parte dei gestori a migliorarne il servizio:

– l’OMS ha suggerito l’introduzione di un Piano di sicurezza delle acque destinate al consumo umano che ponga l’attenzione sulla disponibilità e sulla qualità dell’acqua;

– il Ministero della Salute deve rivalutare i limiti di legge ogni tre anni sulla base delle evidenze scientifiche;

– è opportuno stilare nuove linee guida per la ricerca da parte delle ASL di sostanze non tabellate ma ugualmente pericolose,

– ASL e gestori devono mettere a disposizione sul WEB i dati relativi ai controlli e aggiornarli pressoché quotidianamente;

– devono essere aumentate le sanzioni pecuniarie e introdotte sanzioni penali per gravi casi di violazione delle norme sulla potabilità.

Tutte queste proposte già presentate in Parlamento trovano ovviamente l’ostacolo delle multinazionali dell’acqua in bottiglia che preferiscono difendere i propri guadagni.

Noi cittadini invece vogliamo difendere i nostri diritti e i nostri portafogli, oltre che l’ambiente.

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