L’acqua degli acquedotti non è tutta uguale

E’ il terreno con i suoi minerali e rocce a determinare le caratteristiche della falde acquifere da cui gli acquedotti estraggono l’acqua, motivo per cui anche l’acqua degli acquedotti è differente da zona a zona. La normativa europea in materia di depurazione è ovviamente uguale per tutti gli acquedotti ma riguarda solo i componenti nocivi dell’acqua e ha lo scopo di rendere l’acqua idonea al consumo umano, liberandola dalle impurità che raccoglie lungo il suo corso, senza tuttavia interferire con la composizione salina della stessa.
In Italia sono presenti molte falde profonde da cui estraiamo l’acqua ma una parte proviene da falde più superficiali e in minima parte da laghi e fiumi, va da sé che le caratteristiche di queste acque sono differenti tra loro. Per questo gli impianti di potabilizzazione possono essere più o meno sofisticati a seconda delle necessità e sarà un’accurata analisi dell’acqua a determinare il tipo di trattamento.
Nel caso di falda acquifera molto buona (si pensi a certe zone del Trentino) e una rete idrica nuova (dove non si verificano fenomeni di ricrescita batterica e ricontaminazione durante la distribuzione) l’acqua potrà essere trattata semplicemente con raggi ultravioletti con alto potere germicida.
Al contrario, se l’acqua di partenza non è buona e sono presenti molte impurità e inquinanti chimici, saranno necessari trattamenti di filtrazione e reagenti; solitamente si usano ipoclorito di sodio e cloro come disinfettanti, polidrossiclorosolfato di alluminio come flocculante e anidride carbonica per la regolazione del pH. Talvolta viene utilizzato anche del carbone attivo in polvere per l’assorbimento.
Le analisi vengono tuttavia effettuate regolarmente in ogni Comune da parte di un organismo di controllo preposto a prelevare l’acqua dell’acquedotto in ogni tratto della distribuzione per verificarne la qualità.

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